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La parola «tecnica» evoca scenari del fare e del pensare umano che paiono oggi trasparenti, inconfutabili; in essi l'uomo come soggetto cosciente è attore rispetto sia alla storia sia alla natura. Indubbiamente mai come oggi la terra è avvolta in una rete di attività tecniche, al punto che non vi è più luogo che non porti il segno della trasformazione umana. Eppure mai come oggi l'umanità nel suo complesso appare incapace di dirigere verso una meta la propria azione: il disastro ambientale, il diffondersi delle guerre, le ingiustizie economiche si impongono a livello planetario e qualsiasi soluzione da parte dell'uomo - proprio nella sua dimensione di progettazione tecnica - pare in grado solo di accelerare l'apocalisse incombente. Al momento vince la rappresentazione secondo cui non vi sia alternativa al tipo di mortifera relazione tecnica imposta dal neoliberismo; eppure essa è falsa perché rimuove la dialettica della tecnica occidentale, che non è fatta solo di dominio e di illimitata crescita economica, ma va concepita anche come emancipazione, come costruzione di un rapporto libero tra uomo e natura, e perfino come convivialità e "poiesis". Il sillabario filosofico qui proposto si propone di ridare senso a parole soffocate nelle fantasmagorie del capitalismo globale. Riaffermare e immaginare il significato tecnico dell'agire e del pensare dell'essere umano risponde alla necessità teoretica e politica di trasformare la nostra storia riattizzando la «scintilla della speranza» racchiusa nella sua essenza.
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