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Il centenario della nascita di Paolo Volponi (1924-2024) ha offerto l'interessante occasione di approfondire la figura del collezionista e alcuni aspetti della sua ricerca, in pittura e in letteratura, attraverso una selezione di tele ancora nella collezione degli eredi, allestite accanto ai suoi dipinti donati rispettivamente da lui nel 1991 e dalla moglie Giovina Iannello e dalla figlia Caterina nel 2003. Nella sala espositiva al secondo piano del Palazzo Ducale, che normalmente espone una selezione della migliore ritrattistica della collezione museale, l'omaggio che il museo ha reso a Volponi ha avuto come obiettivo l'indagine di alcuni temi centrali nella sua pratica collezionistica, ricomponendo idealmente un insieme visivo con gli altri dipinti esposti poco più avanti, per suggerirne nuovi intrecci e anche nuove suggestioni in rapporto alla sua produzione letteraria. Più che mettere l'accento sugli aspetti storico-artistici legati alla pratica della connoisseurship, che consentono di riconoscere in Volponi un occhio educatissimo da vero e proprio conoscitore, si è preferito mettere al centro del ragionamento la scelta dei soggetti da collezionare, per far emergere una volta di più la sua predilezione per la grande stagione del Seicento, tra naturalismo e virtuosismo pittorico. La passione per una pittura fatta di corpi veri e di umori, tesa in uno sforzo spirituale di sollevamento dai puri istinti carnali, definisce nella pittura gli aspetti più concreti e materici della scrittura volponiana, che trovano nel romanzo "Corporale" (1974) una prosa travolgente e totalizzante. Sono state perciò offerte ai visitatori alcune tele in cui riscoprire i temi del rapimento estatico e della penitenza fisica, del nudo, sia esso femminile o maschile, indagato nella verità epidermica del tempo edace...
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