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Un sacciu fiscari cu ri jirita. Non so fischiare con le dita. Poesie in dialetto altiliese
Ciddio Donato Sebastiano Bernardo

Un sacciu fiscari cu ri jirita. Non so fischiare con le dita. Poesie in dialetto altiliese

Editore: Apollo Edizioni

Reparto: Letteratura italiana: testi

ISBN: 9791254810118

Data di pubblicazione: 10/10/2022

Numero pagine: 136

Collana: Il tempo


10,00€
Esaurito

Sinossi

Non so fischiare con le dita, negli anni cinquanta e sessanta, era giudicato dai compagni di gioco ed anche dai parenti una menomazione, in quanto le comunicazioni nelle campagne avvenivano tramite il fischio e la sua modulazione. Erano i cellulari dell'epoca e le rispettive suonerie. C'era il fischio di posizione, quello di richiamo e tante altre varianti usate dai pecorari. Ho voluto realizzare questa composizione dialettale che tiene insieme le poesie, i proverbi e i soprannomi affermando la assoluta superiorità del linguaggio, forse anche del brusio rispetto ai suoni acuti che in parte regolavano l'allora sistema di relazioni. Le poesie raccontano la vita vissuta in paese, sono delle fotografie in bianco e nero legate ai luoghi, ai costumi e agli atteggiamenti prevalenti tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta. Non c'erano macchine per cui gli spostamenti avvenivano a piedi. Nelle famiglie dove non si possedeva un asino, un mulo oppure un paio di buoi i trasporti dei generi di prima necessità avvenivano prevalentemente con le ceste sulla testa delle donne adulte. La povertà era diffusa. Si salvavano il prete con le donazioni in denaro dei fedeli, il medico condotto che possedeva l'unica macchina e veniva pagato dal comune, i due o tre grandi latifondisti e gli artigiani necessari come i fabbri o i muratori e i falegnami. La maggior parte delle case non aveva il bagno, le strade non erano asfaltate e i vicoli del paese erano pieni di ciottoli. I coloni, i pecorari ed i giornalieri, persone che lavoravano a giornata prevalentemente zappatori, si sposavano giovani ed avevano molti figli per cui c'era il problema di sfamarli. Si camminava scalzi perché non si possedevano le scarpe. ...

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