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Editore: Aragno
Reparto: Letteratura italiana: testi
ISBN: 9788893801812
Data di pubblicazione: 01/04/2022
Non ha inizio né fine, il Faldone di Vincenzo Ostuni. Il suo «principio di infinitudine», come l'Aion degli antichi, è un processo e non un dato, un'attitudine e non un conseguimento. Eppure un mitobiografico incipit lo prevede: il componimento del cinquenne che, antivedendola, commenta tutta la sua opera a venire («dio ci ha creati», con quel che segue). A sorpresa, ora, un non meno virtuale scioglimento: introdotto da notarili Disposizioni contraddittorie e incomplete per la composizione del Faldone in caso di nostro improvviso decesso o incapacità di impartirle altrimenti. Non è un mistero che, fra i suoi maestri, Ostuni si sia rifatto in primis al Sanguineti di Scribilli, Scartabelli e Corollari tutti virtualmente provenienti, però, da un infantile quadernone Tutto. L'envoi del Faldone ricorda allora il Novissimum Testamentum che negli anni Ottanta riepilogava un'apocalittica delusione storica e personale. Ma è diverso questo Testamento Postremo, e post-Novecentesco, che dà in un vuoto, anzi uno zero. Annichilente era il lascito di Es: «vi lascio cinque parole, e addio: non ho creduto in niente:». Ma lo zero non è il niente. In termini matematici è uno strumento polivalente; un punto da cui, almeno per ipotesi, ricominciare: fuori, magari, dalle mura di parentesi e virgolette che, allegoriche, incorniciano ogni discorso di Ostuni. E infatti questa "emersione" cartacea è insieme la più "politica" (contro «questo zombi boreale, capitale» teorizzando una «violenza di terzo segno») ma anche la più metalinguistica o meta-meta-linguistica (si veda la virtuosistica ottava poesia del Faldone undici). Insomma «il mondo andò in pezzi, ma tutti i pezzi sopravvissero separati». Sul terreno restano «frammenti di risulta da associare, vedi, questa mercataglia di brevi componimenti»; ma con «questi corollari vestiti da teoremi», come il Barone di Münchhausen tanto di Sanguineti che di Zanzotto, è forse possibile puntellare le nostre rovine. Sino magari a intravedere la coda di «una cometa-sistema / ultraluminale»: che, nei suoi «passaggi fra gli universi», miracolosamente li «ricucia forando»: «li strizzi tutti assieme esplodendo». Andrea Cortellessa
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