Storia di Teora, Tigano e Viara: nelle terre scippate dai Balbano all'abbazia dei Franchi e annesse al tribunale dei Lombardi di S.Angelo nel 1093, a cui seguirono il Castrum degli Svevi e il comune del 1300 di Bascetta Arturo - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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Storia di Teora, Tigano e Viara: nelle terre scippate dai Balbano all'abbazia dei Franchi e annesse al tribunale dei Lombardi di S.Angelo nel 1093, a cui seguirono il Castrum degli Svevi e il comune del 1300
Bascetta Arturo

Storia di Teora, Tigano e Viara: nelle terre scippate dai Balbano all'abbazia dei Franchi e annesse al tribunale dei Lombardi di S.Angelo nel 1093, a cui seguirono il Castrum degli Svevi e il comune del 1300

Editore: ABE

Reparto: Storia d'europa

ISBN: 9788872972007

Data di pubblicazione: 06/11/2025

Numero pagine: 144

Collana: Paesi della campania


39,00€
Si fa attendere

Sinossi

La tradizione vuole che Teora, nel corso dei secoli, abbia seguito Conza nel corso dei secoli, essendo stata considerata suo casale. Si è poi capito, nel corso degli ultimi anni, che Teora potrebbe essere stato un feudo a sé, preesistente sul territorio poi detto Irpinia, laddove giunsero i Conzani, provenienti dall'antica Conson dei romani, a rifondare Conza dopo l'invasione dei Lombardi e del papa che, a far data dal 1093, rifondarono il Regno d'Italia di Pavia, liberando il Sud dai bizantini e dagli imperiali, che diffondevano il rito greco, a danno di quello apostolico e romano. Da qui la necessità di rifondare una diversa Lombardia Meridionale, cioè un nuovo principato avverso alla Langobardia Minor dei Longobardi dell'Apulia di Verola Vetere, che ebbe sede prima a Barola Nova (poi Manfredonia) e, dopo il sisma e la inviasione imperiale del 1101-18, a Baruletta, a cui aggregare una serie di nuove diocesi di esclusivo rito degli apostoli. Fu questa la nuova capitale dei Lombardi fino alla uccisione del Re Corrado a Florentia nel 1101, quando cominciò la guerra con gli imperiali sostenuti a sud da Ruggero Borsa, contro il fratellastro Boemondo di Canosa, filo bizantino, sostenitore del Principe Tancredi per la nascita del Regno di Neapolis. Solo allora Teora si ritrovò nella nascente arcidiocesi di Conza che i nuovi conquistatori, giunti dal Mare Infero, dove era anche la Conza romana descritta da Tito Livio, rifondarono la nuova città sottomessa all'arcidiocesi di Salerno. In queste pagine così ricche di eventi, l'Autore non si smentisce. Egli legge, trascrive e commenta i toponimi originari tratti dalle pergamene di oltre dieci monasteri, accompagnando il lettore nel ragionamento dello studioso incallito. È questo un libro da conservare, su cui riflettere, ogni tanto, su come così repentinamente, potevano e possono cambiare le condizioni di vita di interi popoli, ora immensi, ora ridotti a seguire un capobastone alla ricerca di un pezzo di terra per rifondare, ovunque sia possibile, la città della propria stirpe. La diocesi di Conza del Principato di Sala Consilina resterà per dieci anni sottomessa a Novas, l'urbe del Principato e Ducato di Amalfi che durerà dal 1101 al 1111, lasciando il passo poi a Salerno. Ma questo accadrà solo quando Borsa sarà assassinato perché s'era messo in testa di fare il vicario di Dio, in un regno che sarà solo del figlio dell'uomo che lui aveva ucciso: Ruggero II Altavilla. Questo succoso libretto analizza meticolosamente le condizioni della vita feudale di Teora e Conza, quando padrone dei feudi era un solo signore che darà origine alla lunga dinastia dei Gesualdo e della loro Contea. I vari Conti e nobili che si susseguirono in questa parte del Principato di Salerno, poi assoggettata ad Avellino, daranno vita a un vivace territorio di cui sono stati riassunti luoghi, mestieri e abitanti, nonché chiese, preti e benefici, della università comunale. Sono le vicende storiche della grande Diocesi conzana dei Salernitani che diede vita all'attuale Teora, i cui abitanti sono per certo i discendenti dell'antica Tegora. Arturo Bascetta, con questa sua opera, dà legittimazione e validità storica alla realtà di allora. Una ricerca, quella del Nostro, che ci fornisce una conoscenza, diretta e più vera, di momenti della storia irpina, non sempre esplorati con sistematicità e metodologie aggiornate e accurate, che termina con una nota di colore su tutti gli elettori di fine secolo, con i mestieri di commercianti, esercenti e artigiani delle arti e professioni.

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