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Editore: Booklet Milano
Reparto: Metafisica
ISBN: 9788869164743
Data di pubblicazione: 30/11/1999
Numero pagine: 141
Traduttore: Scotini P.
Collana: Babele
Quando è comparso per la prima volta il paesaggio nella coscienza dell'uomo? Una prima risposta fa riferimento a una determinata cornice storico-sociale: il paesaggio è comparso come altro dalla città; dunque, almeno in Occidente, in epoca ellenistica, per poi rinascere nella Roma imperiale, scomparire alla fine del periodo classico, ed emergere di nuovo in Italia a partire dal XIV secolo. Si possono tuttavia definire criteri più precisi evocando parametri linguistici, letterari, pittorici, o concetti filosofici (libertà, coscienza di sé, "essere davanti al mondo"). La ricerca della comparsa del paesaggio come oggetto teorico nella letteratura filosofica, critica ed estetica, o in quanto valore mediatico spinge l'autore a ricostruire un grande "testo" che nasce alla fine del secolo XVIII e tocca il suo apogeo nella cultura europea del XIX: basti pensare a Hölderlin, Schiller, Brentano, Richter, Coleridge, Shelley, Wordsworth, Chateaubriand. La storia del rapporto - estetico, letterario, filosofico, architettonico - dell'uomo con il paesaggio narrata in queste pagine parte dall'Ottocento, attraversa l'idealismo tedesco, si prolunga nel Novecento e giunge fino ai pericoli che minacciano oggi il nostro rapporto con la natura - la musealizzazione, la manipolazione, la virtualizzazione -, emblematici di un'ambiguità da cui potrebbero emergere nuove forme del paesaggio.
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