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Editore: I Libri di Emil
Reparto: Letteratura italiana: critica
ISBN: 9788866804123
Data di pubblicazione: 04/11/2021
Numero pagine: 304
Collana: Biblioteca di studi e testi italiani
Campi di battaglia, corti, apparati politico-amministrativi e giudiziari: sono questi alcuni dei principali scenari in cui il gentiluomo può essere chiamato a dar prova delle sue 'virtù' nell'Italia del secondo Cinquecento, con differenze anche sensibili in base ai contesti locali. Varie sono però pure le tipologie di scrittura con cui gli autori del tempo cercarono di aiutare i propri nobili lettori ad affrontare i loro compiti in tali ambiti. Nel presente libro, si esaminano alcuni testi per più aspetti notevoli al riguardo, spaziando fra poemi epico cavallereschi e relativi commenti, trattati sul perfetto capitano e sulla virtù eroica, dialoghi sul gentiluomo e sull'idea di nobiltà, lettere morali, riscritture di novelle, capitoli in terza rima, prolusioni universitarie e orazioni laudatorie. Spesso si propongono all'attenzione opere poco note, in qualche caso date per perdute e riscoperte dall'autore. Sebbene gli intenti precettistici ed edificanti facciano chiaramente sentire il proprio peso, soprattutto negli scritti più direttamente rivolti all'institutio, non si deve pensare a un campo d'indagine a-problematico e privo del fermento di dibattiti. Un esempio stimolante in tal senso è offerto dal dialogo tassiano Il Forno overo de la nobiltà (qui considerato nella redazione del 1581), alla cui analisi è dedicata l'ultima parte del volume, con attenzione specifica anche alla prima ricezione dell'opera. Ragionando sul nesso fra 'virtù' e 'nobiltà', Tasso mostra quanto possano essere labili i confini fra vizio e virtù. Egli giunge persino ad avvicinare il tiranno e l'eroe, nel segno di quella meravigliosa manifestazione delle potenzialità umane che è la virtù eroica. Non è un caso che di lì a poco, nel Seicento, si assisterà al trionfo di eroi tragici e santi che esibiscono la loro eccezionalità e dismisura, di contro alle riflessioni di sapore aristotelico sull'eroismo come 'eccesso di perfetta moderazione' presso la più tradizionale trattatistica cinquecentesca. Il volume si articola in tre sezioni. La prima indaga le modalità con cui alcuni poemi narrativi sono utilizzati come fonte di precetti per il nobile cavaliere che voglia diventare 'perfetto capitano', nonché quale occasione di riflessioni morali da una prospettiva gentilizia, anche con riferimento ai malcostumi delle corti. La seconda è dedicata all'educazione del gentiluomo nella Repubblica di Venezia, con una speciale attenzione al ruolo assegnato allo studio del diritto, alla filosofia e alla poesia. Nella terza, viene approfondita la questione della nobiltà del tiranno nel Forno overo de la nobiltà di Torquato Tasso, da cui si ricavano considerazioni notevoli sulla virtù di grado 'eroico' e sul suo opposto, la 'ferità', nonché sulla figura dell'eroe e sul suo rapporto con le passioni. Inoltre, si evidenziano delle corrispondenze significative con la rappresentazione degli eroi nella Liberata e nella Conquistata e si analizzano le reazioni alle tesi tassiane in alcuni scritti sulla virtù eroica pubblicati nei decenni successivi.
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