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Fin dalla sua nascita, la giustizia ha costruito il proprio apparato attorno al reato come se questo fosse una realtà ontologica a sé stante. Per contro, gli studi contemporanei sembrano riconoscere la rilevanza scientifica dell'atto deviante senza la possibilità di prescindere dall'aspetto narrativo e relazionale. Oltre a questa dicotomia, la moderna criminologia si è orientata allo studio di altri due elementi fondamentali quali la vittima e l'autore di reato. Quest'ultimo si sta riscoprendo come soggetto non mosso da pulsioni, bensì da lucida razionalità; mentre il fiorire della vittimologia testimonia l'interesse crescente per le vittime. Ecco perché nel tempo si sono creati dei vuoti epistemologici quasi insanabili tra la giustizia ed i suoi oggetti di studio/intervento. Questo libro, in un'ottica falsificazionista e metodologicamente rigorosa, esamina le teorie meno celebri del panorama criminologico e sociologico, con l'obiettivo di riempire queste lacune, cercando di mettersi "dalla parte del vuoto" per dargli forma e significato, ipotizzando l'instaurarsi di un nuovo modello di giustizia riparativa, che tratti il reato come fenomeno nella sua totalità e complessità.
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