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Nella dantistica attuale le traduzioni delle opere di Dante costituiscono un vero e proprio settore di studio che gode di certa autonomia. Gli interventi raccolti in questo volume si concentrano sulle versioni delle opere di Dante in spagnolo, catalano, francese, rumeno e italiano (con riferimento, in quest'ultimo caso, alla versione di Trissino del "De vulgari eloquentia"). Ognuno degli interventi si concentra su casi specifici che, pur da punti di vista e secondo approcci diversi, ci interroga sulla "natura" della relazione linguistica e, più in generale, "semiotica" tra ogni traduzione e gli ambienti in cui queste traduzioni sono state realizzate e pubblicate. Un rapporto, cioè, segnato a sua volta da forze di ordine diverso: influenza, interferenza, curiosità, poetica. Il legame tra Dante e la Commedia è tale che l'autore e la sua opera appaiono spesso come termini di un'equivalenza quasi perfetta. Questo "riduzionismo" dell'autore alla sua opera è, da un lato, un riflesso della venerazione provata per il capolavoro del poeta fiorentino nel corso delle generazioni, ma dall'altro rivela un silenzio nei confronti delle altre opere di Dante, le cui circostanze meritano di essere approfondite. Per questa ragione, benché la Commedia occupi un posto centrale in questa pubblicazione, si è voluto ampliare l'indagine sulla storia delle traduzioni delle opere 'minori' di Dante: dalla "Vita Nova" e dal "Convivio" al "De vulgari eloquentia" fino alla "Monarchia".
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