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Perché la sinistra e i progressisti, in Italia, in Europa e nel mondo, vincono poco oppure, quando lo fanno, sembrano poco convinti di governare, come se fosse un peso troppo grande o mai abbastanza "rivoluzionario"? La capacità di andare al governo (possibilmente non con l'agenda altrui) a volte c'è, ma manca una riconnessione razionale e sentimentale col proprio "popolo" e un programma efficace per tutti i cittadini. Le crisi di risultato e soprattutto di idealità e sentimento, le lotte intestine, le fin troppo abusate Damnatio Memoriae (Blair, Clinton, Schroeder, Jospin, anche Zapatero o Tsipras, e perfino il Subcomandante Marcos) nascono dall'irrisolto confronto, che si trascina da quarant'anni, con "il padre e la madre" di tutti i neoliberismi: Ronald Reagan e Margaret Thatcher, spesso accolti nella pratica anche a sinistra, oscillando ancora oggi tra la demonizzazione e una "indicibile" interiorizzazione. O, peggio ancora, la rimozione. Un pamphlet che espone e si espone, senza verità assolute, alla riflessione. Per amore della politica e la voglia di costruire una proposta progressista davvero contemporanea, che sfugga l'ombra lunga del Novecento.
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