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"È arduo e difficile definire l'uomo di genio" - scrive Richet. Nessuno saprebbe stabilire un limite assoluto, una distanza formale tra l'uomo di genio e l'uomo di talento, tra l'uomo di talento e l'uomo mediocre. Ma ciò si ripete in ogni classificazione. Non rinnoviamo, dunque, il vecchio sofisma dei Greci che pretendevano non esservi uomini calvi, giacché non si può calcolare il numero esatto dei capelli, la cui mancanza costituisce la calvizie. Dunque non cerchiamo il limite, e consideriamo gli uomini il cui genio è incontestato come Pascal, Dante, Shakespeare, Newton, Victor Hugo, Goèthe, Leonardo da Vinci, Raffaello, Napoleone. Ora ciò che, a mio giudizio, caratterizza questi grandi uomini è la loro differenziazione dall'ambiente che li circonda. Essi vedono meglio e soprattutto in altro modo della comune degli uomini. Questo carattere dell'originalità è indispensabile al genio. È cosa tanto evidente da parer quasi il dirlo un'ingenuità! Vi sia, per esempio, un pittore esatto, minuzioso, che possieda una grande abilità di mano: se esso si contenta di dipingere come si è dipinto prima di lui, senza innovazioni, senza portare un nuovo processo, nel colore, o nella scelta dei soggetti, nella disposizione dei personaggi, o nelle ombre, si potrà vantare sì il suo talento, non il suo genio. Bisogna che egli inventi: che faccia del nuovo: senza novità non avrà genio.
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