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Editore: Racconti
Reparto: Letterature straniere: testi
ISBN: 9788899767860
Data di pubblicazione: 08/12/2023
Numero pagine: 590
Traduttore: Briasco L.
È stato detto che Leonard Michaels (New York, 1933 - Berkeley, 2003) «non ha scritto una sola frase noiosa in tutta la sua carriera». Figlio di un barbiere polacco che aveva studiato da rabbino prima di fuggire assieme alla moglie dal Vecchio Mondo per trovare rifugio nel Lower East Side, il piccolo Leonard parla esclusivamente yiddish fino ai cinque anni, quando incomincia a frequentare la scuola e a familiarizzare con ciò che esiste al di fuori dell'appartamento in cui è confinato per via delle frequenti malattie. L'esordio arriverà nel 1969 con Going Places, una raccolta di racconti che esce lo stesso anno di Il lamento di Portnoy di Philip Roth. Entrambi gli scrittori hanno 36 anni e sono al debutto, entrambi i libri riceveranno grandi encomi ma, al contrario del prolifico Roth, Michaels farà passare sei anni prima di tornare sulle scene con un'altra raccolta, intitolata I Would Have Saved Them If I Could. Altri elogi e poi di nuovo un lungo silenzio. Quando gli chiederanno perché aspettare 47 anni per pubblicare il suo primo romanzo, lo scrittore newyorchese risponderà così: «Mi consideravo un artista serio. La short story mi pareva molto più profonda e seria del romanzo, per questo la preferivo. Quando si scrive un racconto non sono permessi errori. È una forma pura, magica». I romanzi alla fine saranno due: Il club degli uomini (Einaudi), che sarebbe diventato anche un discusso film con Harvey Keitel e Roy Scheider, e Sylvia (Adelphi), ispirato al suo primo matrimonio culminato col suicidio della moglie. Che il tratto davvero unico di Michaels sia proprio quella lingua così influenzata dal retaggio yiddish sono in molti a sostenerlo ed è difficile non accorgersene leggendo le storie del posato matematico Nachman, un uomo che sembra aver avuto sempre e solo il cognome per definirlo, oppure seguendo le peripezie sessuali e sentimentali dell'alter ego dello scrittore, quel Phillip Liebowitz che si muove per Manhattan al febbrile ritmo della città, imbucandosi alle feste o tentando di prendere la metropolitana nudo dopo essere stato beccato in flagrante. Uomini fatti di parole alle prese col mistero indecifrabile ed elusivo del femminile e con l'ultimo, inevitabile spoiler, quello di un finale annunciato. «Gli scrittori muoiono due volte, prima nel corpo, poi nelle opere, eppure tirano fuori un libro dopo l'altro, come pavoni che fanno la ruota, uno splendido lampo di colore presto trascinato di nuovo nella polvere» appunta Leonard Michaels nel suo Taccuino, uno dei trentotto racconti che appaiono per la prima volta in italiano nella traduzione di Luca Briasco e Roberto Serrai in questa raccolta definitiva. Un testamento che ci permette di scoprire un autore degno di stare tra i più grandi del Novecento americano.
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