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Editore: Bordeaux
Reparto: Scienza politica
ISBN: 9788899641641
Data di pubblicazione: 05/04/2018
Numero pagine: 192
Il '68-'77 ("decennio rosso") non è stato affatto quello che hanno raccontato le ricostruzioni giornalistiche e televisive: una simpatica lotta per la libertà sessuale e per i diritti civili, nonché la preparazione del terrorismo di sinistra. Il Movimento è stato invece un tentativo, per quanto politicamente primitivo e insufficiente, di riproporre il problema della rivoluzione in Occidente. Né più né meno. A partire dalla riflessione sulla novità teorica di quel ciclo di lotte (il concetto di "movimento politico di massa"), il libro ricostruisce la vitale realtà di un decennio di lotte che hanno fecondato e arricchito la democrazia italiana e si interroga in particolare sulle ragioni della sconfitta del movimento del '77 («una sconfitta che si poteva e doveva evitare») attribuendone la principale responsabilità alla micidiale tenaglia costituita dal Governo Andreotti-Cossiga (sostenuto dal Pci della "solidarietà nazionale") e dall'estremismo dell'autonomia. Schiacciato fra questi due elementi, diversi ma convergenti, si trovava una realtà ben diversa, cioè il movimento stesso: diffuso e duraturo, complesso e ricco di potenzialità, fatto di decine di migliaia di compagni/e, è stato ieri represso così come oggi è fatto oggetto di una inaccettabile cancellazione ("la grande rimozione"). Il libro argomenta questa tesi con documenti votati dalle assemblee del movimento e con brani scritti mentre gli avvenimenti si svolgevano intrecciati con osservazioni dell'oggi. Una posizione tanto convinta e appassionata quanto polemica e controcorrente, da cui non può prescindere il dibattito che si riapre in occasione del quarantennale del '77 e del cinquantennale del '68.
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