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In seguito a un ictus, il padre di Doan Bui ha perso la capacità di parlare e ora vive avvolto nel silenzio. Doan si rende improvvisamente conto di non sapere nulla di lui, del suo passato, delle sue origini. Come giornalista, ha intervistato migranti provenienti da diversi Paesi. Ma non ha mai osato fare domande a suo padre. Non sa nulla, o non ha mai voluto sapere, della storia della sua famiglia. Così le è stato insegnato: «Parlare significa perdere la faccia». Inizia in questo modo l'indagine di Doan. In una ricerca meticolosa e straziante, dissotterrando archivi e risalendo a testimoni dei suoi giorni giovanili, l'autrice riesce a ricostruire il passato perduto di suo padre, dall'infanzia in Vietnam all'ardente giovinezza in Francia. Uno dopo l'altro, svela i segreti che hanno pesato così tanto sulla sua famiglia. Dalle torri dell'Olympiades nella Chinatown parigina ai centri commerciali di Le Mans, passando per i vicoli di Hanoi, la narratrice, "bambina banana, gialla all'esterno e bianca dentro", ci accompagna in un viaggio indimenticabile nella memoria e nell'identità.
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