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Partendo da alcuni brevi spunti di storia dello sviluppo della musica in occidente, l'autore analizza le sue trasformazioni nell'ultimo secolo alla luce sia delle prime avanguardie dei minimalisti americani negli anni 70, che nel confronto con le musiche altre (etniche) di varie tradizioni culturali (pigmei, Inuit, Africa in genere, Sardegna). Viene spiegata la formazione e la produzione dei suoni con le loro componenti armoniche nelle composizioni di alcuni autori e la loro produzione sia con specifici strumenti (didgeridoo, flauto armonico, ciotole tibetane, scacciapensieri, Quqin, handpan) che con la voce tra le popolazioni mongole, Inuit, pigmee etc. Si tenta inoltre un parallelo tra la musica e la pittura mettendo a confronto le modificazioni, le rotture e l'eliminazione definitiva della figura nell'arte astratta come quella prefigurata da Pollock e Rothko, con la rottura del tema melodico e l'introduzione dell'esecuzione improvvisata prima nel Jazz e successivamente nella musica contemporanea.
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