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Quando Hollywood parlava tedesco
Calamita Umberto

Quando Hollywood parlava tedesco

Editore: Edizioni Falsopiano

Reparto: Arti ricreative. spettacolo. sport

ISBN: 9788893042765

Data di pubblicazione: 08/04/2024

Numero pagine: 320

Collana: Falsopiano/Cinema


20,00€
Si fa attendere

Sinossi

«Tutto ciò per ricordare il ruolo del mondo del cinema hollywoodiano, anche al tempo del nazismo e della Seconda Guerra mondiale: da una parte l'accoglienza dei fuoriusciti dell'Europa centrale in fuga dalla barbarie nazista, dall'altra parte il rapporto stabile con la Germania di Hitler da parte di alcune delle Majors fino al 1941-42 in quanto appetibile mercato di esportazione del prodotto cinematografico. Può essere utile, in questo contesto, rammentare che nel 1936, alle Olimpiadi di Berlino (non boicottate né dagli USA, né dai britannici o dai francesi), il führer salutò agitando la mano, ricambiato, il vincitore di 4 medaglie d'oro in atletica leggera, l'afroamericano Jesse Owens. Lo stesso campione statunitense, tornato in patria ed invitato a Washington, non trovò il presidente Roosevelt, impegnato nella campagna elettorale, ad accoglierlo. L'inquilino della Casa bianca preferì non partecipare all'evento. Tutto ciò per ricordare la negazione della libertà d'espressione, prodotta e gestita dalle stesse hollywoodiane attraverso il cosiddetto "Codice Hays" di autoregolamentazione stilato nel 1930 ed in vigore per circa un trentennio. Non solo la censura ha condizionato le 'naturali' scene d'intimità, d'amore e d'erotismo, ma ha costretto gli autori a mostrare didascalicamente e pedissequamente una aprioristica 'giustizia' ed un presunto 'bene' sempre trionfanti. Tutto ciò per ricordare la "caccia alle streghe" scatenata dalla Commissione per le Attività Antiamericane e dal senatore Joseph McCarthy, che fece piazza pulita, attraverso delazioni, sospetti e clima d'isteria, di una larga fetta di autori libertari e progressisti hollywoodiani, tra cui un buon numero di quegli immigrati mitteleuropei che avevano visto negli USA una seconda terra d'elezione» (Umberto Calamita)

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