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"In questi object trouvé ho trovato la simbolica rimozione di infinite storie, metafora della dimenticanza che avvolge il nostro presente. È la traccia di un tempo dissolto, testimonianza di tante esistenze celate" (Gianluigi Colin). Il volume, a cura di Achille Bonito Oliva, documenta la complessa e monumentale mostra di Gianluigi Colin nella galleria Volumnia a Piacenza (Chiesa di Sant'Agostino, 23 settembre - 19 novembre 2022). Gianluigi Colin (Pordenone, 1956) da molti anni lavora sul dialogo tra immagini e parole. In particolare, il centro del suo lavoro è il sistema dei media, la dimensione del tempo e il valore della memoria. È l'artista stesso a sottolineare la natura del suo intervento artistico: "Tele prelevate nel cuore del mondo della comunicazione sulle quali sono intervenuto assemblando frammenti discontinui in una ricostruzione arbitraria: impronte rimosse di tante vite, dissoluzioni di infiniti racconti". Da queste considerazioni è nato il titolo della mostra: Quel che resta del presente. La cinquecentesca Chiesa di Sant'Agostino, sede della mostra, è stata oggetto di dissacrazione da parte dell'esercito napoleonico: Gianluigi Colin ha voluto ricordare questo evento storico ricostruendo delle simboliche teste, bendate, invitando così a riflettere sulla cultura iconoclasta e sulla pratica, oggi molto d'attualità, della 'cancel culture'. Le più di 60 tele distribuite nelle navate laterali e l'installazione 'site specific' in cui grandi drappi si calano dall'alto e avvolgono lo spazio come avviene tradizionalmente nel corso di speciali eventi liturgici danno vita a una riflessione sulla tradizione del rapporto tra storia, arte e chiesa.
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