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In questo volume l'autrice analizza i fondamenti di una filosofia che nasce nell'ambito dell'esperienza giuridica pur avendo una sua valenza di filosofia tout court; il Praxeologismo, che qui si propone in un approfondimento di temi che interessano il giurista. Le origini del praxeologismo quale sviluppo di un originale pensiero filosofico contemporaneo, si possono riassumere in ciò che Husserl afferma nella Crisi delle scienze europee: "In principio è l'azione". Il filosofo di Prossnitz esorta a considerare il pensiero non come il risultato di una frattura tra momento teorico e momento pratico, bensì conformemente all'esemplare antico, in cui filosofia significa plasmare se stessi e l'intero mondo, la realtà politica, giuridica e sociale, secondo un logos universale, in un senso per il quale ogni attitudine e comportamento, inclusa l'attività teoretica, è prassi. Al termine prassi, secondo Capozzi, si deve prediligere "praxis", vocabolo di derivazione greca associato ad un significato che va oltre il lessico da cui è intuito ed espresso quale accezione di "atto del fare". Una posizione eminente nella gestazione del praxeologismo si trova nell'ambito del diritto come Istituzione e come conoscenza, che con voce latina è designata Jurisprudentia. La genesi del diritto come Istituzione e come conoscenza è la sua modalità fattuale, ossia la condizione mediante la quale esso "si fa" con la legislazione e "si applica" con l'interpretazione, in un'accezione che si può designare come praxis del diritto.
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