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Le storie dei processi raccontate sono frutto della esperienza trentennale di avvocato impegnato nei banchi della difesa; sono vicende vere, permeate dei vissuti dei protagonisti e accompagnate da riflessioni sulla professione forense. I tribunali e le carceri sono i luoghi crocevia dove l'umanità si mischia al rigore nell'applicazione della legge, il dolore alla severità della pena. Un affresco che segna anche la distanza tra l'astrazione dei codici e la realtà processuale. Dietro le storie di Simone, Sheila, Liborio e gli altri, vi è la costante ricerca dell'autore del corretto senso di giustizia, della necessità della prova per condannare oltre il ragionevole dubbio, del rapporto tra libertà ed errore, tra espiazione e reinserimento sociale. In mezzo a tutto ciò, sta la nobiltà della funzione della difesa. La cornice è l'art. 13 della costituzione (13 racconti appunto) che sancisce come la libertà personale sia inviolabile. Nelle pieghe dei racconti Federico Pedersoli coglie l'occasione per un tributo alla generazione di penalisti bergamaschi - quali Eugenio e Roberto Bruni, Claudio Zilioli, Luciano Pezzotta, Antonio Rodari, Riccardo Olivati e Marco Tropea - che a partire dagli anni '60 sino ai primi anni 2000 hanno dato lustro all'avvocatura bergamasca, oltre che essere stati maestri delle generazioni successive, tra cui quella dell'autore stesso.
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