Don Giovanni Lanfranco. Un prete diocesano: contemplativo ed eremita, per vocazione; viceparroco, padre spirituale ed esorcista, per obbedienza (1926-2012) di Tuninetti G. (cur.) - Bookdealer | I tuoi librai a domicilio
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Don Giovanni Lanfranco. Un prete diocesano: contemplativo ed eremita, per vocazione; viceparroco, padre spirituale ed esorcista, per obbedienza (1926-2012)

Don Giovanni Lanfranco. Un prete diocesano: contemplativo ed eremita, per vocazione; viceparroco, padre spirituale ed esorcista, per obbedienza (1926-2012)

Editore: Effatà Editrice

Reparto: Denominazioni e sette cristiane

ISBN: 9788874029099

Data di pubblicazione: 01/12/2013

Numero pagine: 256

Collana: Studia Taurinensia


17,00€
Esaurito

Sinossi

Questo volume è nato dall'affetto riconoscente di alcuni "figli spirituali" di don Giovanni Lanfranco, che hanno sentito il bisogno o accolto l'invito a mettere per iscritto, a breve distanza dalla sua morte, ricordi significativi del loro padre spirituale, per farne emergere un abbozzo del suo non comune profilo spirituale-pastorale. A comporne il mosaico hanno contribuito tutte le componenti del Popolo di Dio: vescovi, preti, un prossimo diacono permanente, suore, laici e laiche, due coppie di sposi. L'appellativo che ha accompagnato la figura di don Lanfranco è quello di padre spirituale: prima dei chierici nel Seminario Maggiore di Rivoli (1954-1974); ministero (con quello di confessore) proseguito ufficialmente fino al 1980 nel Seminario, tornato a Torino, e continuato di fatto sino alla fine del secolo scorso, poi, con il rientro a Savigliano, soltanto rivolto ai preti, ai laici e ai consacrati, fino agli ultimi giorni della sua esistenza terrena, conclusasi il 2 luglio 2012. Da queste pagine emerge una sorpresa: se don Lanfranco fu padre spirituale per obbedienza all'arcivescovo Fossati dal 1954, fu soprattutto e prima ancora un contemplativo e un eremita per vocazione - ossia un uomo di preghiera, anzi un "uomo fatto preghiera" -, vocazione confermata ufficialmente nel 1972 dall'arcivescovo Pellegrino, al quale aveva chiesto il mandato di essere "prete diocesano eremita". Dall'amore assoluto e incondizionato, come eremita, per il suo Signore, scaturì una dedizione totale e senza riserve (anche durante la dolorosa malattia) al ministero presbiterale della direzione spirituale, della confessione e dell'esorcismo, sentendosi sempre, a pieno titolo, prete diocesano della Chiesa di Torino.

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