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Jeanne II d'Anjou. Giovanna d'Angiò di Durazzo. Vol. 2: La signora di Rama, Napoli e Sicilia
Bascetta Arturo

Jeanne II d'Anjou. Giovanna d'Angiò di Durazzo. Vol. 2: La signora di Rama, Napoli e Sicilia

Editore: ABE

Reparto: Storia d'europa

ISBN: 9788872971710

Data di pubblicazione: 24/01/2025

Numero pagine: 174

Collana: Le regine di Napoli


55,00€
Si fa attendere

Sinossi

Nessuno, più di Giovanna II, erede diretta di Carlo il Piccolo, può dirsi Regina di Napoli, Sicilia e Gerusalemme, così come di una miriade di stati, fra cui i rispolverati regni di Rama e di Accola, come principiato ai tempi di Roberto il Guiscardo. E' questo un dato da sottolineare, confuso, abiurato o tralasciato dagli storici, che continuano a confondere Roma con Rama, urbe ben definita dai cronisti, e il trono dell'«H» di Puglia, motivo per il quale l'ex Duchessa di Durazzo era già Regina da diverso tempo quando successe a Re Ladislao su Napoli. La Giovanna II di questo libro rappresenta un susseguirsi di avvenimenti strabilianti, quasi prodigiosi. Essi permettono a questa fanciulla cresciuta dalla Chiesa, e quasi indifesa, di tenere a bada gli uomini di potere, passando la patata bollente della unificazione del reame, ora nelle mani di Sergiano Caracciolo, ora di Sforza, elevato a generale contro i capitani di ventura Orsino, Braccio e Tartaglia. Caracciolo ne guadagna la Prammatica Filangiera, quella che toglie i feudi ereditari, ma poi tradisce e ambisce al partito avverso del Re, insieme al papa, per tenere rinchiusa la Regina. Il governo cadrà col ritorno di Sforza e l'investitura di Giovanna, finalmente acclamata Regina, nella chiesetta napoletana dell'Incoronata. Ora è lei che fa imprigionare e liberare amici e nemici, a cominciare da Sergiano e dal marito, complici del papa, che le ha già scippato il Principato di Salerno. Ma la Regina si sente tradita: non le resta che chiedere aiuto a Re Alfonso d'Aragona, in cambio della successione al trono. Perfino Sforza si allea coi papalini, guidati da Luigi III d'Angiò per spodestarla, ripartendo dal regno parallelo di Sicilia Ultra, almeno fino alla riunificare i diversi rami angioini, a danno del Re Magnanimo che ora vuole la sua parte, mentre le contese fra gli staterelli tornano su Firenze. Napoli vive una apparente calma: si rifanno le province, le Università degli Studi, e i Tribunali con un nuovo rito per le Corti locali e per la Vicaria. L'uomo più potente del reame è sempre Sergiano, mentre il papalino Luigi Duca d'Angiò resta Re di Sicilia con Pippo Caracciolo a suo Vicerè. L'aria di scisma non aiuta: a Roma viene eletto Papa Eugenio, a Firenze torna Cosimo Medici. Ora Giovanna è una Regina vecchia e stanca, a stento ha la forza di liberarsi da Sergiano; al Re ci pensa il fato. La spaccatura politica però c'è, inutile negarlo: Napoli è sempre di Giovanna, ma trabocca di Catalani e Aragonesi, nei quartieri come nei castelli. La presenza dell'ineffabile Re Alfonso d'Aragona fa sbizzarrire i cronisti e la soglia di una nuova era è già nell'aria: nasce una creatura con due teste, il sole si oscura, e gli eventi meravigliosi prendono il sopravvento sulle panzanelle. Muore Re Luigi nella sua Cosenza; muore Giovanna, nella sua Napoli: è tempo di passare lo scettro a Don Alfonso. La Regina di Accola, designata alla successione del Reame di Sicilia da quando il fratellastro/nipotastro Re Ladislao morì avvelenato dall'amore, non è più. La parola passa al testamento in favore degli Angioni, ma il giovane Magnanimo, circondato da paggi con la bocca a cuoricino, ha già scippato le Terre di Benevento al papa e posto trono per sette anni nella cattedrale di s.Bartolomeo. La sua beltà attira i baroni adagiati sul Sabato come una calamita: cavalli, drappi, uomini e derrate vengono donate per un ducato da donare all'arciprete del paese, in cambio della fedeltà di ogni singolo feudo. Il nuovo Re è quasi pronto a sfilare con la corona in testa, quella che fu della seconda Giovanna, la Regina dell'Aquila di Puglia.

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