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Editore: ABE
Reparto: Storia d'europa
ISBN: 9788872971000
Data di pubblicazione: 21/03/2023
Numero pagine: 168
Collana: Cronache Regno di Napoli fra 1400 e 1500
Confrontando gli ultimi documenti rinvenuti si riscontra che Giovanni era ancora vivente il 20 dicembre 1290. Lo stesso Giovanni, «il quale nel precedente Diploma era portato vivo nel di 20 dicembre 1298, era già morto nel di 23 gennaio 1299, laonde la sua morte dove avvenire o negli ultimi giorni di dicembre 1298 o nei primi giorni di gennaio del 1299». Ulteriori notizie e documenti furono rinvenuti sulla «espropriazione dei beni di Giovanni e sulla loro restituzione al figlio, specie in merito a certi diritti doganali e su un fondaco. Resta inteso che non risponde al vero il fatto che «la restituzione dei beni di Giovanni fu fatta in premio di un tradimento. Noi abbiam riportati i documenti che smentiscono questa ingiuriosa imputazione. Ne mancavano due altri che si sapeva esser conservati nella Biblioteca secreta Vaticana, e però non solo inediti, ma sconosciuti». Dice De Rienzo che «parrebbe da ciò che la famiglia de Procida sia un ramo dei Cossa o Salvacossa, antica e potente in Ischia, ed arrivata a gran potere nei tempi degli Angioini. Ma noi non possiamo affermarlo sulle labili basi di questa Cronachetta, molto più che facilmente si può spiegare l'errore: imperocchè sappiamo per documenti, anche da me riportati, che Marino Cossa o Salvacossa d'Ischia comprò Procida da Atinulfo di Procida nel dì 21 Marzo del 1340. Ora uno scrittore poco avveduto scrivendo quella cronaca anche sotto il Regno di Giovanna I, vedendo l'isola di Procida in potere della famiglia Salvacossa, poteva ben credere che Giovanni fusse appartenuto a quella famiglia». Nel «pregevole manoscritto, sebbene del secolo XVII», circolato col titolo di Nutamentu ex fasciculis Regiae, vi si trovano molte notizie. Altri 14 documenti riguardano la inquisitio facta in Procida, come da «indictionis super bonis Domini Johannis de Procida proditoris, qui dominium dictae Terrae habebat, ubi jura distincta dictae Terrae, et etiam alia bona quae dictus Johannes tenebat in Aversa, Villa Casalucis et Tullani», nonché in Terra Amalfi e «in Monte Corbino, que simul cum aliis bonis suis sitis in Salerno», quest'ultima revocata dall'arcivescovo salernitano. La riporta il Camera, facendo riferimento a un istrumento notarile dell'agosto 1303, «regnante dom. nostro Karolo secundo, nel quale parlandosi de beni di un tal Filippo Caniati siti in Montecorvino, nel lungo detto Laurito, si assegoano per confini ab occidente fines rerum quoniam domini Johannis de Proceda, a meridie finis rerum predie i quondam domini Johannis el aliorum». Singolare è il diploma rilasciato da Re Manfredi a Don Giovanni per la costruzione del Porto a cura della amministrazione comunale di Salerno nel 1259, quando non lui ma Gualtiero de Ocra era cancelliere del Regno di Gerusalemme e Sicilia nel Castello imperiale di Lucera. Insomma questo maestro di corte, quale fu Giovani da Procida, appare più il segretario del Palazzo di Capua, la terza carica, che un medico, capitale dove si trovava pochi giorni prima della morte del sovrano nel 1266. Seguirono negli anni altri autori che dissertarono sulle citazioni dei cronisti riferite alle pillole dei famosi quattro medici salernitani che si rifanno al medico Riccardo, i quali avrebbero seguito un protocollo, parlando ora di una cosa, ora delle malattie del fegato, citando la dottrina di Giovanni Plateario, studiata dagli specialisti, essendo «fuori ogni dubbio che le undici opere manoscritte che trovansi pelle biblioteche attribuite ad un medico Riccardo sono tutte scritte secondo le conosciute dottrine salernitane, e gli autori che vi si trovano citati son tutti salernitani, eccetto gli antichi, e raramente qualche arabo». Da qui l'interesse sulla presunta professione di medico di Don Giovanni, i quali «se non lo dimostrano Salernitano, almeno fan credere che abbia appreso medicina da maestri salernitani».
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