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La Comunità Europea di Difesa rappresentò un ambizioso progetto volto a risolvere il problema del riarmo della Repubblica Federale Tedesca in una cornice di massima integrazione delle forze armate nazionali. Oltre a una serie di complessi negoziati diplomatici, la prospettiva della creazione di un esercito comune europeo implicò anche l'avvio di un serrato confronto tra il governo e i vertici militari italiani, nonché la necessità di procedere all'applicazione tecnica di quanto previsto dal trattato CED firmato il 27 maggio 1952. Grazie all'utilizzazione di fonti archivistiche divenute recentemente consultabili, il volume offre una originale ricostruzione del dibattito, talvolta aspro, ma sicuramente costruttivo, tra la classe dirigente dell'epoca e gli stati maggiori delle forze armate, in particolare lo SME, chiamati a dare concretezza a una scelta "rivoluzionaria" che sembrava aprire scenari del tutto nuovi. Nonostante il fallimento finale, l'esperienza della CED costituì per le forze armate italiane un importante passo verso la modernizzazione dottrinaria e l'integrazione nel sistema difensivo NATO.
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