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Alternative per il socialismo. Vol. 68: La lotta paga, la guerra no

Alternative per il socialismo. Vol. 68: La lotta paga, la guerra no

Editore: Castelvecchi

Reparto: Scienza politica

ISBN: 9788869444609

Data di pubblicazione: 29/08/2023

Numero pagine: 232


15,00€
Si fa attendere

Sinossi

È bene non farsi illusioni e guardare in faccia la realtà. Stiamo attraversando un periodo terribile, irto di pericoli per la sopravvivenza del vivente umano e non umano, del pianeta in quanto abitabile. Dobbiamo fermare una guerra che, se prosegue nel mito della vittoria di una delle due parti, ci può portare alla catastrofe nucleare. Altro che sconto fra democrazia e autocrazia o fra civiltà. Lo scontro è fra la civiltà e la barbarie, per parafrasare una celebre alternativa posta dal movimento operaio internazionale... Abbiamo cercato di applicare il realismo utopico al campo della lotta per la pace. Ma non possiamo dire di avere ottenuto risultati neppure minimamente soddisfacenti... Certo, anche il grande movimento mondiale - la seconda potenza nel mondo secondo il New York Times - non riuscì a impedire la guerra a tutti i costi voluta dagli Usa contro l'Iraq. Ma non fu uno sforzo inutile, perché ha sedimentato una coscienza della necessità della pace e del protagonismo popolare, di cui la generazione successiva si è avvalsa nei vari movimenti cui ha dato origine. La lotta ha pagato, anche se non nell'immediato e nel raggiungimento di un obiettivo concreto... In campo sociale assistiamo a una ripresa vigorosa dei movimenti in Europa, per fermarci al nostro continente. Dagli scioperi più tradizionali alle forme di rivolta, i riot, per usare un termine diventato comune, i movimenti sociali si affermano in più parti d'Europa. E non si tratta di fiammate, come è evidente nel caso francese. In sostanza questi movimenti mettono in luce la crisi profonda della legittimità delle politiche neoliberiste. Smascherano il divorzio ormai avvenuto da tempo tra il capitalismo e la democrazia... Fermo restando che i movimenti non si creano, ma si riconoscono, si capiscono e si partecipa alla loro vita. Questa dovrebbe essere la politica, quella che da noi in particolare manca. Come ha detto Pablo Iglesias: «La politica è la disciplina del conflitto» non degli accordi, e ad esso non si può sostituire né farne a meno.

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