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Editore: Vanda Edizioni
Reparto: Scienze sociali
ISBN: 9788868995263
Data di pubblicazione: 06/09/2024
Numero pagine: 170
Collana: Biblioteca femminista
Monique Wittig, pioniera e fondatrice del movimento di liberazione delle donne francese (1968-70), è la femminista più scandalosa e spericolata di tutti i tempi. È anche per questo che appare e scompare e ogni generazione legge e si appassiona a opere diverse, che a loro volta appaiono e scompaiono. Forse l'opera più sconosciuta ma molto attesa di Wittig, pubblicata per la prima volta in Francia nel 1999 (ripubblicata nel 2023) e mai pubblicata prima d'ora in Italia, raccoglie scritti composti tra il 1963 e il 1985, che costituiscono una suggestiva parabola degli anni di attivismo dell'autrice. Sono pagine amare, che traspongono in forma di apologo i conflitti vissuti dalla scrittrice all'interno del movimento di liberazione delle donne in Francia e la disfatta dell'epopea femminista prefigurata alla fine degli anni Sessanta. In rotta con le compagne del movimento, Wittig prende posizioni forti: o si mette in discussione l'eterosessualità come modello sociale, o non si va da nessuna parte; il lesbismo è pratica politica, non solo orientamento sessuale. Lungi dal celebrare il femminismo come l'unica grande rivoluzione del secolo, Wittig, in controcanto, ce ne propone un'idea meno rassicurante con un'impietosa disamina di cosa può essere una rivoluzione tradita che non ha abolito le differenze ma si è degradata in "sinistro carnevale". Tuttavia la fine grottesca di un'epica non è la fine di tutto. Spazio dunque agli stravaganti racconti che seguono (le altre storie)! Dove in una varietà delirante di registri di scrittura il finale resta ancora aperto, purché affiorino i brandelli di un'utopia resistente.
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