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Tra la prima e la seconda guerra mondiale, le condizioni dei braccianti del Meridione non sono delle migliori: impegnati a spaccarsi la schiena ogni giorno, non hanno diritto a un pezzo di terra tutto loro, sono pagati una miseria e per giunta sottoposti agli insulti e ai soprusi dei padroni e dei loro giovani figli. Questo è il triste destino di ogni bracciante. Ma il quattordicenne Vito non sa rassegnarsi, soprattutto quando viene a sapere di un uomo, alto e forte come un gigante, che esorta i contadini a non accontentarsi e sognare una vita felice , scioperare per avere rispetto e paghe dignitose, non lasciare che le cose restino come sono sempre state. Quell'uomo si chiama Giuseppe Di Vagno, è un socialista e, nato in una famiglia di braccianti di Conversano, grazie allo studio e alla determinazione è arrivato a Roma in Parlamento per portare all'attenzione di chi fa le leggi le istanze dei suoi compaesani e di tutti i lavoratori che patiscono le stesse ingiustizie. Di Vagno parla con intelligenza, energia e passione, e soprattutto non rivolge mai una parola di rancore verso suoi oppositori, convinto che lo smantellamento dei privilegi e l'estensione dei diritti sia una cosa buona per tutti. Eppure il suo operato è malvisto e il suo destino è segnato: il 26 settembre del 1921 viene ucciso a tradimento da un gruppo di ragazzi di "buona famiglia". "Sulle spalle del gigante" è un graphic novel firmato da Sualzo su progetto della Fondazione Giuseppe Di Vagno. A più di cento anni dalla scomparsa del deputato, in un momento storico in cui - nel dibattito politico fino ai semplici thread social - sembra impossibile discutere senza insultare, l'eredità di Di Vagno è quanto mai preziosa: non solo per la sua eroica lotta per i diritti dei lavoratori, ma anche perla sua capacità di discutere senza alimentare l'odio.
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