Sinossi

Una silloge composta da trentasette componimenti, dal punto di vista poetico seducente, in cui gli elementi contradditori e opposti che albergano nell'animo umano vengono accolti e dipinti, intersecarsi con la natura carsica e impervia di Tivoli, uno scrigno che conserva delle bellezze sublimi in un'atmosfera imperiale affascinante. Così Ilaria Petriglia rende omaggio e al contempo, con penna e calamaio, riesce a incastonare le riflessioni e le esperienze di una giovane donna alla luce dei suoi baratri tiburtini dei nostri giorni, il bisogno d'esserci per qualcuno pur essendo in grado di stare in solitudine, l'amarsi prima per poi poter essere amati, il ruolo della famiglia e del buon genitore nella costruzione del sé e la possibilità di essere resurrezione anche se si è stati sull'orlo di un baratro, in un rapporto simbiotico con la natura che riesce sempre ad aprire il cuore ai versi per rigenerare l'animo.