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Le Cronache date dai Governatori alle Università, ai Comandanti dei castelli e dei posti di difesa costiera, non sono sufficienti per capire lo stato d'animo che serpeggiava tra le genti del Salento dopo l'assedio turco di Otranto. Un incubo che durò per secoli, paure, inquietudini e aggressioni che la gente cercò di esorcizzare con epigrafi minacciose rivolte al "Gran Turco". Di quelle "inquietudini" e di quelle "aggressioni", segni tangibili sono le numerose torri costiere e le tante masserie fortificate che, ancora oggi, qualificano e caratterizzano il paesaggio. Caditoie e piombatoi posti a difesa di porte e finestre di civili abitazioni e di edifici religiosi, sistemi di scale con ponti levatoi, botole a scale a pioli per mettere in collegamento i diversi piani delle torri di difesa delle masserie, "guardiole" che svettano sui terrazzi e creano un collegamento a vista tra torri costiere e torri interne, garitte angolari sporgenti a pulpito, feritoie e camminamenti di ronda per tenere sotto controllo il territorio prossimo all'insediamento, il tutto organizzato su strade di antica ed attiva frequentazione.
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