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Le emozioni che il grande poeta di fama internazionale ci ha lasciato, viaggiando fra la Puglia e la Basilicata, sono pagine preziose sul fascino che la costruzione dell'Acquedotto Pugliese ha esercitato nella sensibilità dei grandi viaggiatori, come appunto è stato Giuseppe Ungaretti. Il poeta, inviato speciale della Gazzetta del Popolo di Torino, giunge in Puglia nel 1934 quando il fiume Sele imbrigliato nelle grandi gallerie, è arrivato fino a Leuca. Nell'itinerario seguito, spostandosi in quel suo "correre dietro l'acqua in su e giù, dal Gargano a Caposele" il poeta viaggiatore si imbatte in una terra che si apre come un mare, sconfitta dal sole abbagliante che da tempo immemorabile l'aveva condannata all'aridità del deserto. Nelle pagine di questo volume si rivedono gli uomini del sottosuolo scavare trincee, quelli del piano infilarsi in un interminabile serie di canali che corrono in tutte le direzioni, gli zappatori che spaccano la pietra rivoltando la terra in lunghe fessure dove appare finalmente la ragnatela delle condotte che faranno arrivare l'acqua del Sele nelle campagne e nelle case dei pugliesi. E quando Ungaretti scrive "tutto infatti sembra concorrere alle virtù della speranza e della tenacia, come sembrerebbe essere nella vocazione e nel carattere della gente di Puglia", non si può non cogliere nella fotografia, la storia di un mondo che si trasforma, austero, tenace, fino ad esplodere nel primo getto di una improvvisata fontana nel cuore di un paese o nel più lontano angolo di campagna.
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