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Editore: Edizioni Univ. Romane
Reparto: Educazione
ISBN: 9788860224002
Data di pubblicazione: 30/11/1999
Numero pagine: 170
Il riconoscimento della fisicità dell'apprendere (e dell'insegnare) non può che far piacere a chi ha sempre sostenuto che l'apprendimento è, banalmente, una questione di corpi che apprendono: non solo cervelli, ma pelle, sensi, mani, piedi, penne e taccuini, hard disk e smartphone. Proprio per questo sembra pericoloso dimenticarsi, ora, che, dietro lo schermo del laptop, il corpo non scompare. Più che dividersi, come da tradizione nazionale, in guelfi e ghibellini della DaD, più che risolvere l'annosa questione sulla quidditas della scuola identificandola finalmente in muri probabilmente non rispondenti alle vigenti norme in materia di sicurezza, appare urgente chiedersi come recuperare consapevolmente il corpo (e lo spazio, e il tempo) alla didattica mediata da dispositivi digitali. In ultima analisi, siamo di fronte a una possibile (auspicabile) riscrittura del concetto di blended learning: l'opportunità è che a essere miscelate non siano ore in presenza e ore a distanza, sapientemente calcolate dai contabili dell'insegnamento, ma le modalità e le esperienze stesse di apprendimento, recuperando il concetto di ubiquitous learning, mondato dalle formule aziendaliste e pubblicitarie di "apprendere sempre e in ogni luogo" e fondato sulla constatazione che «la circostanza per cui ogni evento naturale o sociale, ogni comportamento anche minimo può essere registrato automaticamente e a costi bassissimi, ha completamente cambiato il mondo in cui viviamo» (Ferraris, 2020) ed ha rivoluzionato la natura stessa della produzione che caratterizzava il mondo industriale, le cui logiche, anche nel dominio dell'educazione formale, risultano evidentemente obsolete.
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