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"Fili d'ombra, fili di luce" ci lascia entrare nei luoghi di lavoro dei detenuti che in passato hanno scontato la pena nel carcere di Palazzo d'Avalos. Ci permette progressivamente di fare esperienza di interdizioni e accessi, ci accompagna e vede maturare la sensibilità per intuire, per via di un rimando flebile e delicato, il tempo segreto dei carcerati lavoratori: il loro rifugio dalla prigione era un luogo mentale, interiore, che le ore di lavoro gli donavano, un luogo di riparo, di evasione, all'interno di un luogo di isolamento e pena: un tempo di autenticità nel tempo spersonalizzato del penitenziario... Nel carcere, luogo d'ombre e di dolore, risuonava il rumore dei telai che producevano tessuti di lino; le mani dei carcerati tessevano trama e ordito di meravigliose tele, vendute in tutta Italia. Le mani delle donne di Procida trasformavano poi quei tessuti in capi di corredo sapientemente ricamati e oggetti per la quotidianità, illuminando con il loro candore la vita domestica. Una mostra sulla storia del lino prodotto nella colonia penale in occasione dell'anno da Capitale Italiana della Cultura.
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