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"Le colate di lava, contorte e vorticose, che si sono solidificate intorno alla bocca del cratere offrono un tremendo spettacolo. Presentano agli occhi - e non solo alla fantasia -, come serpenti, coccodrilli, sfingi, quasi fossero divenuti viventi quei mostri favolosi, con i quali i sogni infantili dei primi uomini popolarono il caos" (Friedrich Hebbel, 1845). Akrotiri e Pompei - emblemi e miti fondativi della civiltà del Mediterraneo antico - mettono in mostra l'eternità tragica di un destino comune: due eruzioni 'totali', lontane più di millesettecento anni, che hanno interrotto bruscamente, senza appello, l'esistenza, gli affetti e l'operosità di comunità sorprese nel vivo delle trame di un giorno qualunque. Più di 300 manufatti 'ordinari' e unici, sculture, affreschi, anfore, rilievi, gemme, incunaboli, dipinti, in mostra alle Scuderie del Quirinale, ripercorrono storie che si intrecciano, dall'età del bronzo alle 'riscoperte' e reinvenzioni moderne e contemporanee, interrogando, di nuovo, i frammenti di un'eternità inquieta. Frutto della collaborazione istituzionale fra il Parco Archeologico di Pompei e l'Eforia delle Cicladi - supportata da indagini sul campo, restauri e ricerche congiunte rigorose - per iniziativa delle Scuderie del Quirinale-Ales, prende forma un confronto inedito fra due miti fondativi della cultura universale, tra occidente e mare nostrum.
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