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Avviato nel 2016, il cantiere di ricerca di Minatori di memorie giunge alla sua quinta edizione. Lo studio delle culture della memoria e post-memoria della migrazione italiana verso i bacini carboniferi del Belgio e del Limburgo Olandese ha contribuito ad evidenziare l'esistenza di un testo culturale transnazionale, un tessuto di testimonianze sul passato minerario, la sua eredità e le sue cicatrici, le sue tracce materiali e immateriali. I contributi all'interno del volume si distribuiscono intorno a tre nuclei principali. Il primo affronta il tema della tossicità delle sostanze inalate sul luogo di lavoro che ha per conseguenza l'intossicazione dei corpi, saturati dalle polveri nocive. Il secondo riguarda il rapporto tra letteratura ed ecologia e la relazione tra umano e non umano, ad esempio nel caso di minatori, cavalli e piccioni. Il terzo considera la miniera come luogo d'ispirazione pittorica e poetica, tra arte, materia, colore e suono, per il pittore e poeta del Limburgo Olandese Pierre Kemp e per Vincent van Gogh, che trascorse nel distretto carbonifero del Borinage come predicatore un'esperienza che si rivelò essenziale per la maturazione della sua vocazione artistica. Van Gogh scriveva "nel gesso di montagna c'è un'anima", un elemento naturale che, estratto dalle viscere della terra, si adeguava perfettamente a dipingere la vita rurale, esprimendone la forza e l'intensità. Anche in un recente romanzo della scrittrice belga Caroline De Mulder la materia è tutt'altro che inerte - o "inutile", da prospettiva utilitaristica umana - e spossessata di agency. È anzi al centro della scena e campeggia nel titolo: Calcaire. A partire dal romanzo, De Mulder dialoga con il critico Pierre Schoentjes su temi e questioni di letteratura ed ecologia.
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