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Questa nuova edizione critica del Dialogo secondo inaugura una collana che si prefigge di studiare a fondo la splendida stagione della letteratura pavana tra Quattro- e Seicento, a cominciare dalle opere del suo grande caposcuola, Angelo Beolco detto Ruzante. Il testo breve e potente qui proposto in veste filologicamente accertata e con un ampio commento - noto anche con il titolo di "Bilora", dal soprannome del protagonista - è tra i vertici della drammaturgia rinascimentale italiana: composto attorno al 1530, mette in scena una cupa vicenda di deprivazione e miseria, sigillata da un atto di violenza con cui il villano si fa giustizia da sé, assassinando sulla scena il vecchio veneziano che gli ha portato via la moglie. Beolco raggiunge qui uno dei suoi risultati più alti anche grazie al perfetto dominio dei suoi mezzi espressivi e linguistici, che vedono il dialetto pavano del contadino contrapporsi al veneziano dei signori e al bergamasco della servitù inurbata.
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