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È difficile rimanere insensibili di fronte al mosaico di testimonianze spirituali raccolto in questo libro. A parlare sono gli ultimi rappresentanti di tradizioni millenarie che, nei primi decenni del Novecento, ormai consumato quello che a tutti gli effetti fu un genocidio, rischiavano di venire cancellate per sempre dalla memoria dell'umanità. Ogni tribù possiede i suoi riti, le sue preghiere, i suoi sistemi di purificazione. Eppure il Cosmo degli Indiani d'America ci appare come un grande edificio metafisico dotato di una sua luminosa coerenza logica e fantastica. La prima caratteristica che balza agli occhi di questa visione del mondo è un sentimento profondo dell'unità di tutto ciò che esiste. Tra ciò che può essere direttamente percepito dai sensi e le verità della fede non esiste nessun abisso, ma un'infinità di risonanze, e i vecchi miti sono ancora vivi per chi è capace di riconoscere in quelle storie il prototipo e il modello ripetuti all'infinito dalla vita dei mortali. Questo libro raccoglie le voci degli ultimi eredi di una sapienza originaria sull'orlo del silenzio e dell'estinzione. Oggi più che mai possiamo capire quanto l'intera umanità sarebbe stata impoverita se qualcuno non avesse fatto in tempo a trascrivere frammenti di vertiginosa saggezza come questa preghiera dei Navajo: "La bellezza sia davanti a me, la bellezza sia dietro a me, la bellezza sia sotto di me, sopra di me, tutto intorno a me".
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