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"Noi siamo gli unici e indiscussi destinatari delle immagini, la loro obbedienza ai nostri bisogni non ha mai smesso di lusingarci nel raccontare ciò che mostrano. Nel far affiorare allo sguardo ricordi, sensazioni, esperienze, giudizi che la memoria conserva in forma di parola. Ma cosa resta a queste immagini fatte di parole se le emancipiamo dal compito di ricordare, consegnandosi a chi, tenendole in vita, le ascolta con lo sguardo? Probabilmente l'accesso e non la fuga dalle cose, l'essere implicati in ciò che si figura facendo tacere la voce e rendendo il nostro sguardo persuaso, soddisfatto di sé. L'intento di questo volume, e della mostra da cui nasce, è mettere a tema la vita senza dar voce alle cose, ma nel suo presentarsi come nuda evidenza. Quali eredi di un pensiero prospettico noi invece percepiamo la vita fuori dai nostri confini, una vita che accede alla scena del mondo come l'affiorare di una mancanza, la restituzione traumatica di qualcosa che è andato perduto nel corso delle nostre vite particolari. Ma la vita, non avendo il carattere di cosa, non può né smarrirsi né essere ritrovata, dandosi solo a se stessa, non può essere posseduta o ceduta. È l'essere che si manifesta senza annunciarsi essendo da sempre presso di noi, ma senza portare con sé ricordi e dunque immagini. È la vita di quando "non eravamo uomini"."
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