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Mancini e Gemito, fedeli discepoli di Domenico Morelli, sono qui accostati per richiamare la loro dichiarata filiazione al grande maestro del realismo e con l'obiettivo di instaurare un dialogo fra temperamenti ed espressioni figurative selezionate fra pittura, disegno e scultura. Le opere dei due artisti sono accomunate dal sentimento del vero, concentrato non soltanto sulla immediata percezione delle cose ma soprattutto inteso quale visibile traduzione di stati d'animo via via maturati al fuoco di una fervida immaginazione messa alla prova da temperamenti necessariamente divergenti, con la conseguenza finale di una poetica solitudine o della follia, e poi dell'arte come auspicata consolazione. Il volume è stato dunque pensato come percorso parallelo, denso di capolavori e di qualche opera inedita, ma allo stesso tempo integrato nel più ampio contesto del Museo dell'Ottocento, dove la cultura figurativa di quel secolo, nella sua declinazione meridionale, trova una sede prestigiosa e una più che esauriente narrazione. In tale fedele contesto i curatori hanno individuato nell'opera di Mancini e Gemito e nelle loro avventurose personalità artistiche il tramite più coerente per proporre un inedito confronto che riesca a convincere i lettori e il pubblico più ampio delle inesauribili risorse offerte dal "catalogo" della storia intesa come occasione di vitale dialettica critica e di suggestivo affondo nelle vicende biografiche di due fra i massimi protagonisti della storia dell'arte europea.
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