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Editore: Vita e Pensiero
Reparto: Problemi e servizi sociali
ISBN: 9788834329849
Data di pubblicazione: 10/12/2015
Numero pagine: 300
Collana: Università/Ricerche/Storia
Il lavoro manuale è presente spesso nella storia degli istituti per minori, dagli orfanotrofi alle case per bambini e ragazzi abbandonati e 'derelitti', come modalità di impiego disciplinato degli ospiti e anche a beneficio dei bilanci dell'ente. Dal Sette-Ottocento il lavoro assunse gradualmente finalità nuove e lo scopo 'industriale' di laboratori e officine degli enti assistenziali si venne riducendo, mentre ci si propose - anche nel confronto con esperienze e modelli stranieri - una vera formazione professionale. Questa era diretta non solo a permettere l'apprendimento di un mestiere manuale e facilitare il collocamento lavorativo, obiettivi che pure restavano tra gli scopi degli istituti; ma anche a valorizzare le attitudini e i talenti dei giovani assistiti e dare loro maggiori opportunità mediante una buona qualificazione professionale. Le esperienze e le immagini contenute nel volume raccontano di scuole-officina volte a formare sarte e sarti, calzolai, falegnami-ebanisti, meccanici ecc., di navi asilo, di colonie agricole e di corsi professionali nei riformatori. Già prima che il lavoro dei minori fosse vietato per legge in Italia, in vari enti il lavoro degli allievi fu accantonato e gli istituti si orientarono ad ampliare l'istruzione degli alunni e a potenziarne le opportunità mediante la formazione professionale. Un processo che, muovendo dall'infanzia povera e 'irregolare', contribuì all'affermazione di un sentimento dell'infanzia...
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