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Trolley
Canè Gabriele

Trolley

Editore: Minerva Edizioni (Bologna)

Reparto: Letteratura italiana: testi

ISBN: 9788833248271

Data di pubblicazione: 11/06/2025

Numero pagine: 112

Collana: Egida


15,00€
Disponibile dal 11-06-2025

Sinossi

In fabbrica, sul nastro trasportatore, aveva sentito le operaie parlare dell'Italia: si sta bene, dicevano, ci sono un sacco di cinesi, è come stare a casa. Così, quando scoprì che era proprio quella la sua destinazione, ne fu felice. Un Trolley, comunque, non è mai solo. Nel ripostiglio, o in giro con il padrone. Lui, poi, non era un Trolley qualsiasi: era curioso, attento, guardava, chiedeva. E nel corso degli anni ne vide e sentì tante. Sugli scaffali dello sgabuzzino i cibi tradizionali sparirono, ad esempio, e tutto fu bio, etno. Peccato: con gli spaghetti si parlava, ma questo Tofu non spiaccicava una parola. In giro poi... Capì che quando le donne dicevano "amore", non era mai il marito o il fidanzato, ma un'amica o il cane. A proposito di cani, a spasso per marciapiedi ne incontrò sempre di più. Una canea. Una sera ne vide addirittura uno con luci a intermittenza sul dorso e un giubbotto fosforescente: siccome era piccolo e nero gli avevano messo gli addobbi e una pettorina come quelle degli addetti alla raccolta rifiuti. Marco, il padrone di Trolley, non amava viaggiare. Ma Giuliana, la fidanzata, sì. Adorava soprattutto il trekking, e ogni settimana partivano per un Cammino. L'Italia era piena di Cammini dove non era affatto sicuro che qualcuno in passato avesse camminato, ma che avevano nomi storici, epici. In città, invece, era tutto nuovo. Gli uomini non avevano più la borsa da lavoro: giravano con gli zaini come quando andavano a scuola, e anche gli zaini avevano le ruote. Tanto che il Trolley si era adeguato: non ne aveva più solo due, il che obbligava il viaggiatore a trascinarselo dietro facendo strage di piedi e caviglie, ma quattro e ruotanti, così se lo teneva a fianco come un cagnolino. Nelle città tutto era cambiato. Anche i cittadini. Nel suo palazzo cambiavano quasi ogni giorno. Arrivavano da ogni parte d'Italia e del mondo. Non suonavano al campanello, che non c'era più, ma digitavano a una tastiera. E se capitava di averlo dimenticato, si avvicinava uno che per qualche spicciolo glielo sussurrava in un orecchio: il pusher del codice. Anche a notte fonda, quando le macchine si fermavano, in città non calava mai il silenzio. Restava sempre un rombo di sottofondo, sordo, costante. Il rumore del nuovo mondo: il mondo Trolley.

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