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Editore: Primiceri Editore
Reparto: Scienza politica
ISBN: 9788833003320
Data di pubblicazione: 02/08/2023
Numero pagine: 222
Collana: Biblioteca storica
L'ebraismo resta una questione più che mai aperta, soprattutto nel senso che non la si potrà avviare a soluzione, in modo onesto e soddisfacente, né in compagnia dei molti detrattori del popolo ebraico né in compagnia dei numerosi e sospetti sostenitori di una "grande Israele". Va messo bene in chiaro, in via preliminare, che la problematicità della questione ebraica è strettamente connessa ad una non univocità di aspettative coltivate all'interno della stessa comunità ebraica internazionale, e che anche dal possibile prevalere storico di qualcuna di queste aspettative sulle altre può dipendere il destino stesso del popolo ebraico. In particolare, quello che auspicabilmente non dovrebbe più condizionare in senso dogmatico e unilaterale la pur sofferta e legittima ricerca dell'identità ebraica è soprattutto il tragico evento novecentesco dello sterminio antiebraico. L'uso strumentale dell'Olocausto ha fatto il suo tempo. Cerchiamo di voltare pagina, di farne un uso più costruttivo e meno propagandistico, per il bene dell'umanità e, soprattutto, dello stesso popolo israeliano. L'ideologia, notoriamente, nella storia del pensiero filosofico e politico, è venuta assolvendo sia una funzione negativa che positiva, e certo, in quanto espressione di soggettivismo incontrollato, di parzialità, di omissione e faziosità, di dottrinarismo borioso e inconcludente, ancora oggi riveste un significato negativo. Tuttavia, l'ideologia, in quanto l'assunzione di un determinato punto di vista tenda ad inglobare in sé quanto meno la consapevolezza della totalità di cui è necessariamente parte il fenomeno o l'evento indagato, non è necessariamente antitetica alla razionalità o incompatibile con la razionalità. Anche se non ogni particolare forma ideologica del pensare e dell'agire è ugualmente funzionale ad un'istanza di razionalità e obiettività, l'ideologia come tale, e non solo per quanto attiene l'impegno politico esplicito o dichiarato, non si rivela storicamente nemica della razionalità ma sua essenziale componente, configurandosi spesso, pur tra errori ed eccessi di origine inconsciamente affettiva ed emotiva, quale necessario presupposto o inevitabile implicazione di genuini e rigorosi processi epistemici. La democrazia, infine, è come l'aria politica che respira ormai da diversi decenni gran parte della contemporaneità, anche se la democrazia è molto più fragile di quel che si è soliti pensare. In particolare, non bisogna assuefarsi alla democrazia come dato, ma è necessario riflettere incessantemente sui modi in cui sia possibile e necessario alimentare la democrazia come valore. Né ci si può accontentare delle pur necessarie e preziose procedure formali del sistema democratico, perché a volte, non solo nelle dittature ma nelle stesse democrazie più progredite, bisogna alzare la voce, urlare a proprio rischio e pericolo contro tutte quelle pratiche occulte, quei trucchi, maneggi e furbizie di infima natura, quegli indecorosi e illeciti giochi di potere, che in esse ricorrono di frequente, manomettendo la scala oggettiva dei valori sociali, dilapidando preziose risorse e competenze personali, recando ogni volta oltraggio all'etica democratica e all'etica umana tout court. Chi poi, rivoluzionario in senso filosofico e culturale, venga umanamente indignandosi dinanzi a scoppi più che comprensibili e giustificabili di collera etico-intellettuale, dimostra di non aver bene assimilato il nocciolo razionale e il senso morale più profondo e decisivo dell'agire democratico.
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