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Per lo sport la neutralità politica è un dogma. Qual è però il significato, filosofico e giuridico, di questo dogma? Come è stato declinato nelle mutevoli temperie storiche del Novecento e degli anni Duemila? Qual è stata la sua funzione ai primordi dell'agonismo, in età greca e romana, e qual è la sua funzione oggi, in un mondo in cui lo sport è parte di quegli intrecci politici ed economici che lo rendono anche una forma di soft power nelle dinamiche proprie delle relazioni internazionali? E come tenere assieme neutralità politica, valori sportivi e sistema della sicurezza globale quando sussistono situazioni di conflitto tra Stati e quindi, in maniera esplicita o latente, tra compagini e atleti che si devono poi affrontare sui campi di gara? I saggi contenuti nel volume rispondono a questi interrogativi da una pluralità di prospettive che coinvolgono il diritto, la filosofia, la storia, l'antropologia. Attraverso un puntuale esame delle regole e delle prassi che nel corso del tempo le comunità sportive internazionali hanno ideato per scongiurare o risolvere le crisi, il testo fa chiarezza sull'idea di neutralità politica dello sport, non rinunciando a mettere a nudo le tensioni che sorgono laddove la richiesta di tenere fuori la politica dallo sport rischia di avvalorare le peggiori ingiustizie.
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