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Oggi il Lessico è il migliore strumento di critica, il più agile e funzionale, debitamente e selettivamente invasivo nelle profondità di un autore e di un'opera, specie se questi ultimi, come nel caso di Pascoli, hanno alle spalle un'epoca intera di letture, interpretazioni, commenti, mistificazioni, se hanno segnato due secoli, Otto e Novecento, e se hanno forgiato una mentalità e un costume. La complessa storicità, espressasi in saggi, commenti, libri di letteratura e di storia, si posiziona nel Lessico come esito finale. Le trentadue voci del Lessico critico pascoliano, affidate ai più accreditati studiosi sull'argomento, sono ognuna un raggio che penetra la materia sensibile, la morte, la natura, la lingua e le lingue, Leopardi, Dante, il dantismo e i misteri dell'esegesi, rianimando nei lemmi prescelti figure, personaggi, suoni, intere aree presemantiche, semantiche e concettuali, origini biografiche e archetipiche. Ciò lo rende uno strumento scientificamente curato, testato ogni volta su una problematica critica che faccia il punto su un comparto autoriale di ingente vastità bibliografica. Queste le caratteristiche e gli obiettivi del volume, rivolto agli studenti e ai docenti interessati a un rinnovato incontro con un poeta grandissimo, le cui contraddizioni e proverbiali complicazioni di mente e di cuore sembrano contenere in sé, avviluppata e in parte ancora prigioniera, tutta la nostra modernità.
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