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Editore: Aracne
Reparto: Letteratura italiana: critica
ISBN: 9788825541281
Data di pubblicazione: 02/09/2021
Numero pagine: 708
Il tempo non è stato galantuomo con Lucio d'Ambra, cui come critico non è valso scoprire Proust prima dei francesi, né convincere il riluttante Pirandello a dedicarsi al teatro. E non gli ha giovato nemmeno, come regista, dirigere film che hanno anticipato Lubitsch e fatto scuola nel cinema. Come scrittore a nulla gli è servito scrivere alcuni dei romanzi italiani più significativi del primo Novecento. Tutto questo, dal secondo dopoguerra in poi, si è rivelato privo di valore perché l'autore si era macchiato del grave reato di appartenere all'Accademia d'Italia, di godere dell'amicizia di Ciano e addirittura della stima di Mussolini. A differenza di altri scrittori italiani, che attraversarono il Ventennio godendone appoggi e favori, d'Ambra, scomparso nel 1939, non ebbe l'opportunità di scoprirsi di colpo fervido antifascista. Da qui la damnatio memoriae che gli ha compattamente decretato la storiografia letteraria nazionale dal 1945 ad oggi, senza degnarsi nemmeno di rileggere qualcuno dei suoi lavori. In realtà d'Ambra, nelle sue numerose opere, tenne un atteggiamento critico nei confronti del fascismo, di cui tuttavia apprezzava la difesa della ritrovata dignità nazionale dopo la Grande Guerra, lo spirito di rinnovamento e l'impulso dato alle arti. Nei suoi libri, tra i più lodati dalla critica nel primo Novecento, i temi politico-sociali s'intrecciano con le speranze e le delusioni degli italiani del suo tempo, in uno stile magistrale, sia nel registro umoristico che in quello drammatico, con un'assoluta padronanza della macchina romanzesca, pressoché introvabile nella narrativa dei nostri giorni.
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