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Il libro tratta del processo innanzi ai Tribunali delle Acque Pubbliche, istituito 90 anni fa dal Regio Decreto 11 dicembre 1933 n.1775, che ci tramanda l'esempio di insigni giuristi intenti a ricercare nelle norme processuali, ridotte e semplici, il mezzo idoneo a rendere essenzialmente al cittadino la vera giustizia, quella sostanziale, soprattutto con durata ragionevole, a confronto con quella lunga e formale di oggi, intenta solo alla stretta osservanza delle regole, frutto di teorie stataliste del diritto, che finisce per beneficiare inconsapevolmente spesso chi ha torto, con la parola inammissibile, termine ricorrente maggiormente nei giudizi di Cassazione: una applicazione ossessiva della legge, che non rende giustizia, anche se giustificata dalla riduzione dell'arretrato giudiziario. La ideologia della legge, cioè il dannoso rimedio moltiplicando le leggi ed i divieti, è la vera causa dell'annosa lungaggine della giustizia italiana in confronto con quella di altre nazioni europee, sicché le nuove riforme dei processi, fatte dalla moltiplicazione di regole e cavilli, aumenta il problema senza poterlo risolvere. La legge, invece, è un mezzo per realizzare la giustizia ad opera del giudice, ma mai un fine.
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