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Fin da bambina, a Amy Key è stato detto che una vita felice è una vita di coppia e che desideri e aspettative personali sarebbero passati in secondo piano una volta trovata "la persona giusta", dando così senso al tempo trascorso in attesa di quell'inderogabile momento di assestamento esistenziale. Ma superata la soglia dei quaranta, e a più di vent'anni dall'ultima relazione, niente di tutto ciò è accaduto. La sua vita ha preso una direzione diversa e la paura di rimanere sola, almeno per lei, si è rivelata un falso problema. Le sono rimaste, però, molte domande: se il mondo offre infinite identità in cui riconoscersi, perché il legame sentimentale dovrebbe essere la scelta d'elezione per prendersi cura degli altri? Perché ogni tappa del nostro cammino dovrebbe passare da un'unica porta? Partendo dalla colonna sonora che ha plasmato il suo immaginario romantico, ovvero Blue, l'album capolavoro di Joni Mitchell, Amy Key si racconta a ritroso, consegnandoci una serie di autoritratti coraggiosi e candidi di una donna che ragiona su cosa voglia dire attraversare (anche) da soli la vita, provare ad amare i figli degli altri, decidere se essere madre senza avere un compagno o desiderare qualcuno senza tuttavia volerlo accanto, sondando, in questo modo, i limiti della propria e altrui solitudine. Amy Key offre al lettore un libro catartico e poetico, eppure limpido come una confessione tra amici, capace di dar voce a chi è su una strada solitaria ma sta, comunque, viaggiando.
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