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Da quando, un secolo e mezzo fa, Charles Darwin elaborò la teoria della selezione naturale, la polemica tra evoluzionisti e creazionisti non accenna a placarsi. Negli ultimi anni la discussione si è fatta progressivamente più accesa, non di rado assumendo asprezze da guerra santa e importanti valenze politiche. Negli Stati Uniti - e più di recente anche nel nostro Paese - la diatriba ha investito il terreno dei programmi educativi, dando luogo a una disputa giuridica sull'opportunità o meno di insegnare nelle scuole la dottrina del "disegno intelligente" del cosmo, fondata sulla Bibbia. Dopo aver narrato la storia millenaria delle tre grandi religioni monoteistiche, Hans Küng affronta nel suo nuovo libro il tema sempre attuale del rapporto tra scienza e fede. La sua sintesi ripercorre secoli di storia del pensiero scientifico - da Copernico a Galilei, da Albert Einstein a Stephen Hawking per approdare infine a una conclusione innovativa e stimolante. Scienza e fede devono ripensare il loro rapporto reciproco: è necessario affrancarsi da uno schema teorico "concorrenziale", ma guardarsi al contempo dall'ipotesi "integrazionista", per orientarsi invece verso un modello di complementarietà dei due ambiti. Il "si a Dio" rende allora possibile una fede illuminata e una razionalità radicale, che si differenzia profondamente da quel razionalismo ideologico i cui limiti sono ormai evidenti agli occhi della stessa comunità scientifica.
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