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Dopo aver compiuto l'ultima delle mirabili fatiche che ne hanno consacrato la fama, Eracle torna a Tebe e la trova minacciata: in sua assenza, l'usurpatore Lico si è proclamato re e si appresta a sterminare la sua famiglia. Si prepara dunque allo scontro, ma anziché mettere in salvo moglie e figli, sarà lui stesso a trucidarli, in preda a un inspiegabile furore. Quale scintilla ha potuto trasformare l'eroe protagonista di tante gloriose imprese in un pazzo capace di una simile atrocità? Forse chi ha fatto della violenza la propria sorte ne diventa a tal punto succube da rivolgerla persino contro i propri cari? In questo sconvolgente dramma della follia, rappresentato intorno al 423 a.C., Euripide sovverte il mito classico, che collocava nella giovinezza di Eracle l'orrendo crimine facendone una colpa da espiare attraverso le celebri fatiche, e si interroga su quanto precaria, vulnerabile e mutevole sia la condizione umana: la forza dell'uomo più forte è ben misera cosa di fronte al capriccio insondabile del destino. Introduzione e traduzione di Umberto Albini. Note di Fulvio Barberis.
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