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Non c'è nulla in questo romanzo, scritto in pochi mesi nel 1828 e pubblicato due anni dopo, che non trascini il lettore dalla prima all'ultima pagina. Concepito come una macchina narrativa perfetta, Il rosso e il nero ha il suo perno nel personaggio di Julien Sorel, giovane provinciale spiantato e ambizioso, che si è formato leggendo Plutarco, Rousseau e il Memoriale di Sant'Elena ma conosce a memoria tutte le battute del Tartuffe. Tramontata con l'astro di Napoleone ogni possibilità di carriera militare, egli ripiega su quella ecclesiastica. Attorno a questo giacobino travestito da seminarista, calcolatore ma insieme goffo e inesperto, Stendhal costruisce un potente affresco della Francia della Restaurazione; una società bigotta e codina, chiusa e repressiva dove per dare la scalata alla ricchezza, al potere e all'amore non resta che un'unica strategia: simulare e dissimulare i propri veri sentimenti, nascondersi dietro una maschera impenetrabile, allenarsi all'ipocrisa e alla menzogna fino a farne una seconda natura. Ma stare alle regole del gioco non metterà il protagonista al riparo dagli imprevisti di quel gioco più grande che è la vita. Introduzione, traduzione e note di Mario Lavagetto.
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