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Editore: Einaudi
Reparto: Storia d'europa
ISBN: 9788806264918
Data di pubblicazione: 03/02/2026
Numero pagine: 528
Collana: Einaudi. Storia
Certi personaggi del passato - anche quelli oggi più dimenticati - sembrano fatti apposta per essere riscoperti, e per invadere la scena del nostro presente. Nel picaresco racconto di Sergio Luzzatto, a rivivere è un avventuriero francese del tardo Ottocento. Risoluto e infido, carismatico e violento, il marchese di Morès percorre le strade della modernità, dall'Europa all'America, dall'Asia all'Africa, con la baldanzosa energia e l'insidioso bagaglio di un crociato medievale. A conti fatti, la sua breve esistenza si rivelerà quella di un fallito seriale: le visionarie sue iniziative di imprenditore capitalista e di esploratore colonialista, di agitatore antisemita e di leader populista verranno tutte accomunate dal destino dell'insuccesso. Ma morire da perdenti è spesso la sorte dei pionieri. Nel caso di Morès, un pioniere del fascismo. Storia inquietante di una vita inquieta, "Il primo fascista" illustra di quante tessere sia composto il mosaico delle pulsioni reazionarie che a tutt'oggi ci circondano. Le radici teoriche e pratiche del fascismo affondano nella Francia di fine Ottocento. Senza attendere il Novecento, né l'Italia di Benito Mussolini, già nella Parigi fin de siècle gli uomini della «destra rivoluzionaria» perseguirono l'obiettivo di compiere una rivoluzione politica, intellettuale, morale, ma non sociale ed economica; di conservare il liberismo, l'economia di mercato, rigettando il liberalismo, i valori della democrazia. Risalendo lungo queste radici, Sergio Luzzatto incontra il marchese di Morès e riconosce in lui - sotto le vesti ora pittoresche, ora grottesche di un eroe da cappa e spada - colui che per primo provò a maneggiare la peculiare miscela di odio razziale, di presunta solidarietà interclassista, e di violenza paramilitare organizzata, cui Mussolini avrebbe dato il nome di «fascismo». Morès si fece le ossa da suprematista bianco lontano dalla Francia, nelle praterie del Far West e nella giungla d'Indocina, inseguendo il mito moderno e muscolare della ferrovia. Poi, come uno strano «marchese socialista » si impose sulla ribalta politica di Parigi con l'arte del circuire e dell'intimidire, del prevaricare e del falsificare, sino a divenire l'anima occulta della macchinazione antisemita passata alla storia come l'«affaire Dreyfus». La sua avventura si concluse nelle sabbie del Sahara: massacrato dai tuareg, che aveva sperato di coinvolgere in un'alleanza cristiano-islamica contro i perfidi giudei. Allora prese corpo la leggenda di Morès, fino alla sua rivincita postuma nella Francia dell'occupazione nazista.
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