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J-Ax viene dal paese della sfiga, che può essere qualsiasi paese dell'hinterland milanese o della provincia italiana, e ha in mente solo una cosa: andarsene. Perché lui è diverso: non ha le scarpe giuste, non ha il motorino, non ha una lira in tasca, non fa parte del branco. Al calcio preferisce i videogiochi, i fumetti, i film che guarda nella sua cameretta. Le ragazze lo ignorano, i ragazzi più grandi lo menano. Per tutti è un alieno, un nerd, e deve subire le aggressioni dei redneck delle cascine o dei jock delle villette: "ragazzi duri, abituati a vivere in campagna, a gestirsi il loro tempo senza adulti, sempre in giro da soli fin da piccoli. Ragazzi in forma, perché lo sport più praticato a Civesio era il bullismo. C'era davvero poco da fare da quelle parti se non prendere di mira uno e tormentarlo". Ma come a volte accade, la fame di riscatto - unita al talento - è una miscela esplosiva. È la spinta per osare, per volere l'impossibile, per ottenerlo. "Imperfetta forma" è un'autobiografia che trasuda sincerità, e la sua imperfezione parla a tutti quelli che sono stati o sono adolescenti. Perché la sofferenza di non capire e non sentirsi capiti è il prezzo del crescere, negli anni Ottanta come oggi. Ma il libro è anche una storia del rap italiano, che da gergo musicale delle periferie è arrivato a espugnare la roccaforte del nemico, la televisione nazionale, e ha scalato le classifiche diventando un fenomeno mainstream.
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